zinricky

Un altro utente nella media.

Uccidere comunità

Ho trovato questo articolo di Viktor Lofgren (marginalia) su Hacker News. Dato che l’argomento mi interessa non poco, ho deciso di tradurlo in italiano. Gli errori che trovate sono tutti miei, state tranquilli.


Ho già sostenuto questa teoria, ma credo che abbia senso elaborarla ulteriormente, visto che la recente débâcle di Reddit ha reso lampante quanto quel sito e, in generale, i social media siano peggiorati.

Ritengo che il modello dimostri come il processo di apocoprosi / merdificazione sia inevitabile per qualsivoglia social media gestito col modello del venture capital.

Una comunità online può essere come un villaggio: ci sono visi familiari, esperienze collettive, valori condivisi ecc. Può essere come un villaggio e contare cinque persone cosí come mille.

In questo frangente, la caratteristica fondamentale di un villaggio è l’essere un gruppo di persone tale che, col passare del tempo, l’interazione in media si svolge tra persone che già si conoscono.

Un villaggio è un qualcosa di prezioso. Molte persone accedono alla Rete per soddisfare un desiderio di appartenenza e comunità; nelle giuste circostanze, possono appagare questo desiderio online pur non riuscendoci offline. Ecco una delle cose belle di Internet: è cosí grande che, a prescindere da quanto strano e poco convenzionale tu sia, ci saranno sempre molte altre persone come te.

Considerata la loro importanza, è importante capire che cosa renda i villaggi tali e che cosa mini la loro esistenza.

La tesi principale è questa: questi villaggi non sono in grado di tollerare a lungo un grande afflusso di stranieri. In questo contesto, uno “straniero” non è altro che un viso sconosciuto. Lo so, questo lessico tende da una certa parte, ma cerchiamo di non aggiungere connotazioni nazionali o etniche a questo termine. Al variare della situazione, tutti possiamo ritrovarci a essere abitanti e stranieri.

Un lento afflusso di stranieri è tollerabile. Un grande afflusso contenuto nel tempo va ancora bene: le interazioni medie degli stranieri finiscono per stabilizzarsi e adattarsi a quelle del gruppo stabile dei membri; i valori in comune permettono una piena integrazione; gli stranieri diventano visi noti, pur lasciando il proprio segno sulla cultura comune. Ciò si rivela spesso una buona azione e il villaggio rimane tale.

Quando la crescita è sostenuta e troppo grande, invece, uno straniero comunica in media solo con altri stranieri; anche se la situazione permettesse in teoria la formazione di un villaggio, il costante afflusso di stranieri ne impedisce la nascita. Tutti rimangono forestieri; si fa largo una cultura del «chi vive», perché non ci sono mai visi noti.

Non si tratta piú di un villaggio, ma di qualcosa di simile a una stazione ferroviaria. Di base, si è di passaggio. Le persone vanno e vengono, senza sviluppare un vero senso di appartenenza. C’è un senso di anonimia; non si subiscono ripercussioni serie per essere maleducati o per saltare la fila.

Questo ambiente è opprimente, alienante e avvilente. Noi siamo alla stazione, ma non ne facciamo parte; e non possiamo farci niente. I valori sono sostituiti dalle leggi, che vengono fatte rispettare mediante una rigida gerarchia di guardie e uniformi – e le sfumature del caso particolare perdono d’importanza. Se qualcuno sta dando fastidio in modo soggettivo, non possiamo farci niente. Dobbiamo solo sopportarlo.

Proviamo a pensare di gestire un sito di social media come una start-up, con obiettivi di crescita trimestrali, investitori da sorprendere e una possibile quotazione in borsa all’orizzonte.

Se vogliamo annientare del tutto un sito basato sul fondare comunità e incontrare nuove persone, allora occorre che il sito e le comunità crescano sempre il piú possibile. Questo dev’essere l’obiettivo del sito: gonfiamo i numeri degli iscritti.

Si otterrà un luogo in cui tutti sono stranieri, essere stronzi è normale, non c’è senso di appartenenza; la civiltà e la discussione in buona fede sono irrilevanti in quanto è impossibile parlare a qualcuno, perché è tutto uno spettacolo davanti a un pubblico per alzare il numero a fianco del commento, cosí da provare una vaga sensazione che ricordi l’appartenenza e la condivisione di valori.

Cronicamente online e in disperato bisogno di contatto umano, non ci resta che aggrapparci a questo senso posticcio di appartenenza, come le scimmie di Harlow alle loro madri-fantoccio. Non sarà mai una cosa vera, ma è tutto ciò che hai.

L’unico senso di appartenenza cui si possa aspirare è quello offerto dal tribalismo: si scavano trincee profonde lungo i confini di differenze superficiali, perché è tutto ciò che è rimasto da vedere. Le sfumature richiedono relazioni durature. Le persone non sono davvero persone, perché sono ridotte a opinioni mal viste, a patatine dai gusti indigesti, al Pokémon starter insopportabile.

Fa ridere che, secondo il modello proposto prima, la cosa migliore che possa capitare a Reddit (se si vuole che non faccia schifo dal punto di vista sociale) è che smetta di crescere o addirittura si rimpicciolisca un poco. Ciò permetterebbe alle comunità di stabilizzarsi e diventare di nuovo piú simili a villaggi, a tutto vantaggio del sito.

Ciò è un ovvio impiccio dal punto di vista finanziario, con l’imminente quotazione in borsa e il resto. L’unico modo per guadagnare è crescere, l’unico modo per crescere è uccidere la comunità.